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Crivellini, Galli, Mieli, Mazzanti, Riva, Savia: dibattito alla Casa della Cultura di Milano il 14 dicembre

Gli storici Giorgio Galli e Paolo Mieli e tre protagonisti dell’epoca (Marcello Crivellini, il deputato che il 21 febbraio 1980 registrò la seduta segreta della Camera sull’Eni Petromin poi diffusa da Radio radicale; Giorgio Mazzanti, il presidente dell’Eni costretto a dimettersi per la vicenda; Orazio Savia, il sostituto procuratore di Roma che indagò sulla maxitangente) discuteranno il volume di Donato Speroni L’intrigo saudita edito da Cooper alla Casa della  Cultura di Milano (Via Borgogna 3), lunedì 14 dicembre alle ore 18. Il moderatore sarà l’editorialista della Repubblica Massimo Riva, che all’epoca seguì con attenzione la vicenda.

Per informazioni: Cooper – Elena Giacchino 06 80912727 – 3402682776; Casa della Cultura: 02 795567

Scarica l’invito.

Dibattito a Roma: un altro tassello svelato

Quattro protagonisti hanno rivissuto lo scandalo Eni Petromin rivelando anche particolari inediti, nel corso della presentazione del libro di Donato Speroni “L’intrigo saudita” – Cooper editori – che si è svolta martedì 10 all’Hotel Nazionale di Roma. Il testo integrale può essere riascoltato su Radio Radicale. Stimolati dalle domande del giornalista Sergio Rizzo del Corriere della Sera, Franco Bassanini, Giorgio la Malfa, Gianluigi Melega (ex parlamentari che nel 1979 fecero parte della Commissione d’indagine della Camera) e Giorgio Mazzanti (ex presidente dell’Eni) hanno ripercorso le vicende della maxitangente che 30 anni fa scatenò vivaci polemiche tra i giornali, cambiò la maggioranza nel Partito socialista e costò la poltrona a Mazzanti. Continua a leggere

Bassanini, Costi, La Malfa, Mazzanti e Rizzo discuteranno a Roma L’intrigo saudita

Il volume di Donato Speroni edito da Cooper sarà presentato nel corso di un incontro che si svolgerà martedì 10 novembre alle ore 18 all’Hotel Nazionale di Roma (Piazza Montecitorio).

Vi prenderanno parte i giornalisti Sergio Rizzo (Corriere della Sera) che fungerà da moderatore e Bruno Costi (presidente del Club dell’economia), nonché alcuni protagonisti – in ruoli  diversi – della vicenda Eni Petromin di trent’anni fa: l’ex presidente dell’Eni Giorgio Mazzanti e gli onorevoli Franco Bassanini e Giorgio La Malfa.

Speroni risponde a Statera: nel libro ci sono sette verità e un’ipotesi

Ecco la risposta di Donato Speroni alle critiche contenute nella recensione de “L’intrigo saudita” da parte di Alberto Statera.

Ben tre pagine delle 454 che secondo Alberto Statera “infliggo al lettore” sono occupate dalla pubblicazione di ampi stralci degli articoli importanti e puntuali che lo stesso Statera scrisse per l’Espresso trent’anni fa a seguito della vicenda Eni – Petromin. Il mio obiettivo, scrivendo questo “saggio ponderoso”, non era solo di ricostruire una vicenda misteriosa, ma di raccontare l’impatto di quello scandalo sulle imprese pubbliche, sui giornali e sulla politica. Da qui l’ampiezza della documentazione riportata, che occupa circa metà del libro. Penso di aver fatto qualcosa di utile, visto che lo stesso Statera, in risposta a una mia mail di ringraziamento, mi scrive: “Comunque il libro, come credo di aver detto, è molto interessante e l’ho letto in un pomeriggio”. No Alberto, questo in realtà nel tuo pezzo non c’è, ma grazie lo stesso per il riconoscimento postumo.

Veniamo al punto più importante toccato dall’ampia  recensione pubblicata il 5 ottobre su Affari e Finanza di Repubblica. Continua a leggere

Polemiche. Statera: “Quel saggio ponderoso che non chiarisce l’affaire Petromin”

Nella sua rubrica “Oltre il giardino” sull’inserto economico di Repubblica di lunedì 5 ottobre 2009, Alberto Statera recensisce criticamente l’Intrigo saudita:

“Il contratto con gli arabi saltò per le polemiche e non si seppe mai a chi andarono i 17 milioni di dollari di tangenti pagate, né  a chi erano destinati gli altri cento. Continua a leggere

Carabini: “indagini ricostruite con grande accuratezza”

Scoppiò un putiferio e i sauditi della Petromin fecero  saltare il contratto. Le indagini successive, ricostruite da Speroni con grande accuratezza, hanno stabilito che l’intermediazione del 7% era destinata a personalità arabe e che non c’è alcuna prova che sia “tornata” in Italia. Così scrive Orazio Carabini, nell’articolo  “Tra tangenti e dossier avvelenati”, pubblicato dal Sole – 24Ore della Domenica il 27 settembre 2009. E allora? E’ stata una torbida macchinazione della P2, la loggia massonica di Licio Gelli? Speroni, con l’autorevole sostegno di Cossiga, propende per una interpretazione diversa…

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Scarica la Nota introduttiva. “Questa è la storia di un errore mediatico”

Il testo della nota  introduttiva che apre il volume “L’Intrigo saudita” è da oggi disponibile in free download. Nella nota, l’autore Donato Speroni spiega:

Qual è la verità? Erano stati gli arabi a imporre la tangente, peraltro ufficialmente vietata dalle leggi saudite in materia di petrolio e traffici d’armi (ma non da quelle italiane dell’epoca), o gli italiani a far la cresta sul contratto con la collaborazione di un astuto fuoruscito iraniano? Chi aveva messo in circolazione le carte segrete del contratto e i dossier di disinformazione? Su questi dilemmi si continuò a discutere e indagare per oltre dieci anni in Parlamento, nei tribunali, nelle sedi amministrative. Continua a leggere

Rizzo sul Corriere: 30 anni dopo, la tesi comune sull’Eni-Petromin è messa in dubbio da Speroni

La più grande tangente della storia italiana: 120 milioni di dollari del 1979. Il tutto all’ ombra della P2 di Licio Gelli. Anche qui è mancata solo una cosa, ossia l’accertamento della verità. La tesi comune è che una bella fetta di quella tangente, sulla carta destinata dall’ Eni ai sauditi in cambio di una grande fornitura di greggio a prezzi politici, sarebbe poi dovuta tornare in Italia per foraggiare i partiti con la regia della stessa P2. Ebbene questa tesi viene ora, a trent’ anni di distanza, messa in dubbio da un libro pubblicato da Cooper e intitolato L’ intrigo saudita. L’ autore è Donato Speroni. Giornalista, ha lavorato al «Corriere», al «Giorno», al «Mondo» e al gruppo Class, dove ha fondato e diretto «Capitale Sud». Ma Speroni è stato anche un testimone «oculare». Perché all’ epoca dei fatti era direttore centrale dell’ Eni, vale a dire uno dei più stretti collaboratori di Giorgio Mazzanti, presidente dell’ Eni.

Così scrive Sergio Rizzo, nell’articolo P2 e 007: le trame oscure della prima maxitangente sul Corriere della Sera, pubblicato il 16 settembre. Dal 17 il volume è nelle librerie.