Tre mesi dopo, un primo bilancio

Dal blog di Donato Speroni:

Tre mesi dopo l’uscita nelle librerie e dopo i dibattiti  che si sono svolti a Roma e a Milano e le recensioni comparse sui principali quotidiani e periodici, è possibile fare un primo bilancio delle reazioni al mio libro L’intrigo saudita”, che ricostruisce lo scandalo Eni – Petromin esploso in Italia 30 anni fa e rimette in discussione la “memoria storica” sul caso.

Il libro ha riaperto il dibattito su una vicenda che ebbe grande risonanza sui media negli anni 1979 – 1980 e che segnò anche un momento di svolta negli equilibri politici del Paese, dalla fase della “solidarietà nazionale” che avvicinò il Pci al governo, al lungo periodo di condivisione del potere tra la Dc e il Psi di Bettino Craxi.

La tesi centrale del volume, e cioè che non vi furono ritorni di denaro ai partiti italiani dal “contratto parallelo” che l’Eni stipulò con la panamense Sophilau per ottenere il greggio saudita  e che l’ex presidente dell’Eni Giorgio Mazzanti fu ingiustificamente rimosso dal suo incarico, è stata pienamente accolta da tutti i commentatori. Storici ed analisti come Paolo Mieli, Giorgio Galli, Massimo Riva, hanno riconosciuto l’infondatezza delle accuse interrogandosi sulle origini dei dossier che all’epoca furono fatti circolare per far saltare la maxifornitura di greggio arabico. Anche uomini politici come Giorgio la Malfa, Gian Luigi Melega e Marcello Crivellini, che all’epoca si schierarono contro Mazzanti, hanno riconosciuto che i sospetti non avevano fondamento alla luce del lavoro di ricostruzione contenuto nel libro. Giornalisti di valore come Sergio Rizzo, Orazio Carabini, Alberto Statera, Antonio Calabrò, Filippo Ceccarelli hanno tratto spunto dalle pagine del libro per descrivere un’epoca di sospetti e corruzione. L’ex deputato Franco Bassanini ha raccontato che nella seduta della Commissione Bilancio della Camera del febbraio 1980, coperta da segreto di Stato, Francesco Cossiga, all’epoca presidente del consiglio,  rivelò che i servizi segreti italiani avevano confermato che la tangente era destinata ai sauditi. E lo stesso Cossiga ha elogiato il “rigoroso metodo storiografico” del libro. Per non parlare di chi ha espresso altri giudizi lusinghieri per l’autore, dicendo che il volume “si legge come un thriller”.

Dobbiamo però dirci con chiarezza che non tutto è assodato, non tutto è limpido. Anche se l’Eni Petromin è stato davvero un “strano” scandalo, perché non ci sono stati ritorni di denari in italia, non è chiaro né quale uso intendevano fare i sauditi della tangente, né quale ruolo svolsero nella vicenda i servizi segreti italiani. Nel mio libro avanzo alcune ipotesi, legate soprattutto al rapporto dei nostri Servizi con l’Olp, ed auspico che il segreto di Stato venga finalmente sollevato, come del resto proprio in questi giorni sta avvenendo per un’altra vicenda che coinvolge palestinesi e servizi segreti: la scomparsa a Beirut nel 1980 di Italo Toni e Graziella De Palo.

Sapremo un giorno tutta la verità? Questo sito è nato anche per aggiornare le informazioni sulla vicenda, oltre a quello che già ho potuto scrivere nel libro. E’ un work in progress: cari lettori, vi terremo informati.



2 risposte a “Tre mesi dopo, un primo bilancio

  1. Mi associo al suo auspicio e la ringrazio per aver ricordato la più che censurata vicenda di Graziella e Italo. Nella speranza che il 2010 apra finalmente un decennio di verità e giustizia anche per l’Italia.

  2. Premetto che non ho letto il libro però quel segreto di stato come il ruolo dei servizi sono oggi “Segreti di Pulcinella”. In quel periodo iniziò la strategia di Carter per diminire le esportazioni di petrolio dell’Unione Sovietica e Mosca rischiava di perdere uno dei migliori clienti. Con l’invasione dell’Afghanistan l’operazione fallì e venne ripresa con un diverso aproccio il 13 settembre 1985 da Reagan. La data viene indicata Igor Gaidar, ex Primo Ministro Russo, nel libro del 2007 “Collasso di un Impero” . Quel giorno, in cambio della difesa dei confini sauditi minacchiati dai yemeniti finanziati da Mosca, l’Arabia Saudita decise di aumentare la produzione di petrolio facendone crollare il prezzo a livello mondiale e mandando in fallimento in pochi anni l’Unione Sovietica e i paesi dell’est. Il libro chiarisce della neccessità vitale fin dagli anni ’60 di esportare petrolio prima e poi petrolio e gas naturale per comprare granaglie sia per il pane ma sopratutto per gli allevamenti. Era una questione vita o morte per i sovietici la vendita di energia e trovo forvianti le sue ipotesi conclusive. Quel contratto fù fatto saltare di proposito e perdemo 1,7 miliardi di Euro attuali. Per quanto rigurda l’affermazione di Cossiga lo ritengo poco credibile essendo esponente di quella correnta politica “La Base” creata dall’ENI. Leggerò il suo libro perchè mi interessa la posizione di Alberto Grandi, partener di Eugenio Cefis e nominato da Cossiga all’ENI nel 1980 dopo i due presidenti provvisori successivi a Mazzanti.

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