Scoppiò un putiferio e i sauditi della Petromin fecero saltare il contratto. Le indagini successive, ricostruite da Speroni con grande accuratezza, hanno stabilito che l’intermediazione del 7% era destinata a personalità arabe e che non c’è alcuna prova che sia “tornata” in Italia. Così scrive Orazio Carabini, nell’articolo “Tra tangenti e dossier avvelenati”, pubblicato dal Sole – 24Ore della Domenica il 27 settembre 2009. E allora? E’ stata una torbida macchinazione della P2, la loggia massonica di Licio Gelli? Speroni, con l’autorevole sostegno di Cossiga, propende per una interpretazione diversa…
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Speroni risponde a Statera: nel libro ci sono sette verità e un’ipotesi
Ecco la risposta di Donato Speroni alle critiche contenute nella recensione de “L’intrigo saudita” da parte di Alberto Statera.
Ben tre pagine delle 454 che secondo Alberto Statera “infliggo al lettore” sono occupate dalla pubblicazione di ampi stralci degli articoli importanti e puntuali che lo stesso Statera scrisse per l’Espresso trent’anni fa a seguito della vicenda Eni – Petromin. Il mio obiettivo, scrivendo questo “saggio ponderoso”, non era solo di ricostruire una vicenda misteriosa, ma di raccontare l’impatto di quello scandalo sulle imprese pubbliche, sui giornali e sulla politica. Da qui l’ampiezza della documentazione riportata, che occupa circa metà del libro. Penso di aver fatto qualcosa di utile, visto che lo stesso Statera, in risposta a una mia mail di ringraziamento, mi scrive: “Comunque il libro, come credo di aver detto, è molto interessante e l’ho letto in un pomeriggio”. No Alberto, questo in realtà nel tuo pezzo non c’è, ma grazie lo stesso per il riconoscimento postumo.
Veniamo al punto più importante toccato dall’ampia recensione pubblicata il 5 ottobre su Affari e Finanza di Repubblica. Continua a leggere →
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