Polemiche. Statera: “Quel saggio ponderoso che non chiarisce l’affaire Petromin”

Nella sua rubrica “Oltre il giardino” sull’inserto economico di Repubblica di lunedì 5 ottobre 2009, Alberto Statera recensisce criticamente l’Intrigo saudita:

“Il contratto con gli arabi saltò per le polemiche e non si seppe mai a chi andarono i 17 milioni di dollari di tangenti pagate, né  a chi erano destinati gli altri cento.

Trent’anni dopo, Donato Speroni, allora collaboratore del presidente dell’Eni Giorgio Mazzanti, che su quell’affare ci lasciò le penne, riesuma la storia e ci infligge 456 documentate pagine di un libro per arrivare alla conclusione che non si sa a chi la tangente sia andata o a chi dovesse andare. L’ipotesi che più gli aggrada la fa esporre all’ ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che succedette allora ad Andreotti a palazzo Chigi, il quale viene ormai interpellato soprattutto come presunto esperto di spionaggio alla “James Tont” (da un filmcult di Bruno Corbucci con Lando Buzzanca). La tesi del presidente emerito è che la tangentona non doveva tornare in Italia, ma serviva ai sauditi per finanziare i palestinesi dell’ Olp, e che ciò doveva preservare l’ Italia da atti di terrorismo. Ma questo non si poteva dire per non far incazzare il Mossad israeliano. Ammirevole certosino Speroni. Ma, diciamolo, un po’ troppe 456 pagine per rileggere trent’ anni dopo questa storia con ciò che ormai sappiamo ad abundantiam: che questo è un paese senza più verità.”

Nei prossimi giorni pubblicheremo la risposta di Speroni all’articolo di Statera.

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